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Everest: l'invasione degli alpinisti

Titolo orginale: 40 Days at Base Camp
Autore: Dianne Whelan
Produzione: Rebel Sister Productions (2011)
Durata: 52'
Trento Film Festival 2012
BANFF Mountain Film Festival 2012
Vancouver International Film Festival 2012.

Scalare la montagna più alta del mondo non è più una sfida per pochi.

Anzi, l’Everest, divinità sacra per la popolazione locale, è diventato per il resto del mondo un parco giochi “estremo”, tanto che a quota 8.500, con il naso puntato sulla vetta più alta, c’è una coda di alpinisti dilettanti che aspettano il loro turno per salire sulla cima più alta del mondo. Sono gli esiti, affascinanti e contemporaneamente preoccupanti, dell’alpinismo moderno. Come il giovanissimo Arjun, 16 anni, che attraversa un enorme crepaccio percorrendo con passo incerto una scala in equilibrio precario, filmato con la classica telecamera delle vacanze. Certamente non è una passeggiata qualunque, ma è ormai aperta a tutti: lo dimostra la scalatrice Bagyashree quando ammette candidamente di non sapere "nulla di alpinismo", quando la sua guida le mostra come utilizzare una maschera di ossigeno. Il campo base è insomma caduto nelle mani di una massa eterogenea di aspiranti alpinisti che si spintonano per farsi spazio e poter conquistare anche loro la vetta. Peter Hackett, figura di spicco nel campo della medicina d'alta quota e veterano dell’Everest osserva come tuttO sia cambiato: "Da una sola spedizione a stagione si è arrivati a decine di spedizioni, con centinaia di alpinisti”, ma i problemi e rischi per la salute sono sempre gli stessi: un’aria estremamente rarefatta e povera di ossigeno, venti che possono soffiare a 280 km all’ora, temperature a -30 gradi e trappole mortali, come crepacci, valanghe e massi in caduta libera, disseminate nella “zona della morte” che separa il campo base dalla vetta.
Nulla, però, che scoraggi le dozzine di spedizioni turistiche organizzate ogni anno per clienti disposti a pagare fino a 100mila dollari per questa esperienza estrema. Da quando, nel 1953, Hillary e Tenzing hanno per primi conquistato la vetta più alta del mondo, oltre 3mila persone sono salite in cima e 250 hanno perso la vita nel tentativo: se ne trovano ancora i resti in diversi stadi di decomposizione tra i ghiacci del campo base!
Il gruppo seguito dalla documentarista è eterogeneo: si va da Arjun, 16enne figlio di un miliardario, che vuole conquistare il primato del più giovane indiano in vetta all'Everest, a scalatori esperti che tentano un nuovo record, a Nelson, che vuole essere il primo colombiano con una protesi alla gamba arrivato in cima.
Insieme alle nobili ambizioni arrivano sull’Everest anche ragioni di allarme. Il cambiamento climatico infatti qui è ben tangibile: con i ghiacciai che si sciolgono e si ritirano affiorano mucchi di immondizia, lattine, bottiglie, corde, bombole, pali e vestiti buttati. Un affronto alla sacralità di questa vetta, una montagna che, quando vuole, sa ben mostrare chi comanda davvero.


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