Disponibile su CUBOVISION fino al 31/12/2013


Hell and Back Again

Titolo orginale: Hell and Back Again
Autore: Danfung Dennis
Produzione: Roast Beef Productions (2011)
Durata: 85'
Candidato agli Oscar® 2012 Sezione Documentari
Miglior Documentario: Grierson Award 2012 (UK)
Premio della Giuria Sundance Film Festival 2011
News & Documentary Emmy Awards 2013

All’inferno e ritorno.
Una straordinaria opera di cinema vérité contemporaneo sulla "guerra quotidiana" di un Marine: sergente comandante sul fronte afghano e reduce e invalido a casa, nel North Carolina.
Un film documentario fuori dal comune, candidato agli Oscar® 2012, Gran Premio della Giuria-World Cinema al Sundance Film Festival 2011 e Miglior Documentario Internazionale ai Grierson Award 2012 (UK).
Il 25enne sergente dei Marines Nathan Harris è al comando del 2° plotone della Compagnia Echo, inviata nel sud dell’Afghanistan nell’estate del 2009 per una missione speciale - dietro le linee nemiche.
Per sei mesi guiderà il plotone nelle incursioni e negli assalti alle roccaforti talebane, fino a che, gravemente ferito in un’imboscata, verrà rimpatriato. L’esperienza del ritorno a casa non è meno drammatica: tra i dolori della riabilitazione e i disagi del reinserimento nella società civile, l’amore della moglie Ashley, sempre al suo fianco con pazienza e comprensione immense, riuscirà forse a lenire qualche ferita.
HELL AND BACK AGAIN è l’eccezionale e pionieristica opera prima del fotoreporter di guerra Danfung Dannis, che ha effettuato tutte le riprese esclusivamente con una reflex digitale, in full HD.
L’occhio esperto del fotografo e la maneggevolezza dell’apparecchio di ripresa restituiscono, con la forza di un’opera cinematografica e l’intimità di uno sguardo ravvicinato, la parabola umana del sergente dei marine.
La narrazione è caratterizzata dall’intersecarsi delle vivide immagini del fronte con quelle ugualmente crude in North Carolina - quasi seguendo il ritmo dei differenti stati d’animo del protagonista - ed è ulteriormente valorizzata da un uso curatissimo degli effetti sonori.
I difficoltosi spostamenti da un nascondiglio all’altro si alternano alle ampie corsie di un ipermercato lungo le quali Nathan procede in sedia a rotelle. Lo stordimento per gli innumerevoli antidolorifici che il protagonista deve assumere si avvicenda ai momenti di incomprensione con la popolazione afghana locale. L’ossessivo uso di videogiochi di guerra rimanda alle sparatorie improvvise del nemico. Le dolorose e scoraggianti sedute di fisioterapia si trasformano nella disperazione dei contadini afghani sfollati dai propri villaggi e privati dei propri campi. Le pistole, compagne sempre più angoscianti delle giornate e delle notti di Nathan e di Ashley, ricordano le incursioni in un territorio sentito come sempre più ostile.
E ancora: i singhiozzi dell’oratore alla commemorazione di 13 caduti della Compagnia Echo e il terrore negli occhi di una famiglia interrogata aspramente dai marines. La rabbia di Nathan, che in auto impugna minacciosamente la pistola e l’esplosione di una granata a poca distanza dall’obiettivo con la conseguente cruda morte dell’interprete afghano della Compagnia.
“Non potrò più tornare a combattere lì, nell’unico posto in cui vorrei trovarmi ora”. Le tristi e lucide parole conclusive del sergente Harris rappresentano il dramma di un’intera generazione di marines che lotta per trovare un’identità in un'America sempre più indifferente alle loro sorti.


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