Disponibile su CUBOVISION fino al 30/09/2013


Made in Germany

Titolo orginale: Le Miracle allemand, à quel prix ?
Autore: Delphine Prunault, Frédéric Bohn
Produzione: FRANCE 2 - E.S. (2012)
Durata: 31'
Prix Franco-Allemand du Journalisme 2013, categoria video.

Crescita del 3%, tasso di disoccupazione inferiore al 7% e deficit di bilancio all’1% del PIL: nel pieno della crisi dell’Eurozona, il 2011 è stato l’anno dei miracoli in Germania. Ma con qualche sacrificio.
Questa inchiesta di Envoyé Spécial va alla ricerca dei segreti di questo boom economico, che ha visto molte aziende tedesche crescere anche del 30%, esportare il 70% della propria produzione e guadagnare quote importanti nei nuovi mercati, come quello cinese.
La regione di Stoccarda è il fulcro di questo successo, e non solo per i colossi Mercedes e Porsche. In questo distretto industriale hanno infatti sede numerose aziende di medie dimensioni, di solido capitalismo familiare, specializzate nell’high-tech e leader mondiali nei rispettivi settori.
Come TRUMPF, che detiene il primato nella tecnologia laser, o EBM-PAPST, leader mondiale nella produzione di ventilatori, o ancora SATA, specializzata nella fabbricazione di pistole per verniciatura di autoveicoli, richiestissime in Cina dove l’alto tasso di piccoli incidenti automobilistici fa la fortuna dei carrozzieri.
Ulteriori fattori di successo emergono dalle interviste ai proprietari delle aziende e dalle visite all’interno degli stabilimenti: investimenti continui in ricerca e sviluppo (per un valore medio pari al 10% del fatturato), valorizzazione degli ingegneri, una stretta collaborazione tra università e aziende, con corsi specialistici e a numero chiuso orientati ai settori d’interesse delle varie realtà industriali e con contratti di apprendistato in fabbrica riservati agli studenti. Ma anche modelli lavorativi che legano gli stipendi alla produttività e infine una costante e quasi ossessiva ottimizzazione dei processi produttivi.
Tutto questo però non basterebbe a spiegare il record delle esportazioni della Germania. E’ infatti la politica del lavoro il vero asso nella manica: orari flessibili, taglio degli stipendi e uso massiccio di contratti interinali. L’altra faccia del miracolo teutonico emerge nel corso dell’inchiesta: associazioni sindacali che riconoscono il proprio scarso potere negoziale, lavoratori riluttanti ad esprimere opinioni critiche perché rischierebbero il de-mansionamento, infine la precarietà del lavoro che riguarda un lavoratore su tre.
Emblematici i casi di Larissa, divorziata con due figli, che continua a svolgere le stesse mansioni con lo stesso orario, ma che percepisce 900 euro in meno in busta paga da quando è diventata interinale. O di Wolfgang, 55 anni, disoccupato senza particolari specializzazioni, che vive grazie al sussidio di un ente benefico e a cui vengono proposti lavori da un euro all’ora, perché non esistono minimi sindacali.
Sono i paradossi del miracolo tedesco: l’economia più forte in Europa, ma anche il paese con la più alta percentuale di salariati a basso costo e con il maggiore divario tra ricchi e poveri.


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